15 Ago Otturazione
Con questo termine ci riferiamo al riempimento di una parte mancante del dente. Si ricorre all’otturazione in casi di infezione, come ad esempio la carie, o nel caso in cui il dente sia gravemente scheggiato o rotto.
L’otturazione è quindi un’operazione di copertura della parte esterna del dente e in quanto tale segue solitamente segue una fase di pulizia e rimozione dell’infezione batterica in corso.
Analizziamo il caso di una lesione cariosa come esempio.
Abbiamo già detto che la carie va a forare lo smalto del dente e che se trascurata può andare a infettare la polpa e la radice del dente. Nel primo caso, si provvederà immediatamente a una pulizia del dente rimuovendo i batteri, e successivamente all’otturazione dei fori creati dagli stessi. Nel secondo caso, invece, laddove l’azione batterica si sia spinta in profondità nel dente, bisogna procedere con la devitalizzazione, ovvero la rimozione della polpa e della radice, e poi procedere con l’otturazione più ampia.
L’otturazione non determina alcun dolore nel paziente e può essere fatta con materiali metallici o, per un effetto estetico migliore, con resine o cementi vetroionomerici composti da microparticelle di vetroceramica.
Sono tutti materiali molto resistenti che permettono una salda sigillatura del dente.
Ovviamente la professionalità del vostro odontoiatra è fondamentale: non è raro, infatti, che a causa di un’otturazione poco precisa o di una devitalizzazione parziale il paziente abbia dovuto sottoporsi nuovamente alle cure odontoiatriche, accusando nuovamente dolore e fastidi.